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Redazione ASPA

Congresso ASPA 2021: Intervista al Prof. Bucchi sulla percezione sociale verso gli animali

Aggiornamento: 11 ott 2021




Come sappiamo il 24° Congresso ASPA si è ormai concluso, e non ci resta che raccogliere e divulgare le testimonianze raccolte durante le giornate per avviare un dibattito che ci accompagnerà fino al prossimo appuntamento. Iniziamo con l'intervista al Prof. Massimiano Bucchi, il quale ha tenuto lo speech di apertura che ha dato il via alle giornate dedicate ai temi di "Animal Science and Society Concern".


La prima testimonianza raccolta durante il 24° Congresso ASPA è quella del Prof. Massimiano Bucchi, Professore ordinario di Scienza, Tecnologia e Società all’Università degli Studi di Trento, che ci racconta il suo intervento di apertura e riflette su alcune tematiche che interessano la società, il suoi cambiamenti, e le conseguenze sul nostro rapporto con il cibo e con il mondo animale. Bucchi è anche autore del libro “Il Pollo di Newton. La Scienza in Cucina” (Guanda, 2013; pubblicato anche in inglese, francese, spagnolo, portoghese)


Qual é il ruolo degli animali nell'immaginario dei rapporti tra scienza e società?

Sicuramente molto stretto. Infatti se noi pensiamo a tutta una serie di vicende degli ultimi 20-25 anni che hanno segnato il rapporto tra scienza e società, gli animali sono sempre stati i protagonisti: pensiamo alla mucca pazza, alla pecora Dolly, fino ai pangolini e pipistrelli che si sospetta siano stati la causa della diffusione della pandemia da Covid-19.



Com'é cambiato il rapporto tra gli uomini e gli animali negli ultimi 2 anni, dall'inizio della pandemia da Covid-19?

Il tema è molto sfaccettato proprio perché coinvolge svariate categorie del mondo animale, come quella degli animali domestici che negli ultimi anni hanno acquisito sempre più rilevanza nella vita dell'uomo. Basti guardare le pubblicità che passano in televisione, quanto i prodotti per i cani e per i gatti vengono sponsorizzati.


Più in generale credo sia importante guardare al nostro rapporto con il cibo, che credo sia molto cambiato negli ultimi decenni, tanto che si potrebbe affermare che nei paesi con il reddito e benessere più elevati, il cibo oggi è un elemento di identità, di affermazione di sé stessi e di definizione anche politica.

Pensiamo alla diffusione della dieta vegetariana e vegana, a coloro che rinunciano ad assumere alimenti di origine animale per motivi sia di salute, ma anche di convinzione ideologica. Vi è anche una grande attenzione ai luoghi e modalità in cui i cibi vengono prodotti, il crescente interesse verso le produzioni locali dei cosiddetti alimenti a Km0.




Il nostro rapporto con il cibo è cambiato negli ultimi 50 anni. In che modo e con quali tempistiche?

Anche il rapporto con il cibo sta attraversando un grande cambiamento. Pensiamo ad esempio come all'inizio della pandemia e del lockdown nazionale vi sia stato questo bisogno da parte di tanti di noi di preparare alcuni alimenti (pasta, pane, pizza etc., nrd) come risorsa per trovare conforto in un momento in cui lo svolgimento di altre attività era impossibile.

Dedicarsi alla preparazione del cibo può essere stato anche un modo per allentare la tensione derivata dal difficile momento storico che tutti stavamo vivendo.

Se guardiamo però il fenomeno nel lungo periodo vediamo delle tendenze che spostano la produzione e il consumo del cibo. Ad esempio la diffusione del cibo "on delivery" (a domicilio) è essa stessa una tendenza figlia dei nostri tempi, dove alla preparazione casalinga si preferisce la consegna del cibo già pronto.


Anche l’abitudine a mangiare fuori casa è divenuta più frequente, mentre una volta era un fatto eccezionale. Questi sono tutti eventi che definiscono un cambiamento che sicuramente va in direzioni diverse.



Come interpretare quindi questo cambiamento della società in rapporto alle abitudini alimentari?

L'interpretazione possibile è che tanto più la politica si è svuotata delle proprie ideologie storiche, tanto altre attività come quella del consumo di cibo si sono politicizzate.

Naturalmente un altro elemento, apparentemente contraddittorio, è quello che oppone la globalizzazione alla territorialità: da un lato possiamo affacciarci al di fuori di questa fiera e consumare tranquillamente un piatto di sushi, definito il nuovo fast food per eccellenza che forse prima poteva essere reperito solamente in alcune grandi città come Roma e Milano; dall'altro invece vi è questa ricerca del cibo iper locale, di queste manifestazioni legate al gusto e alla degustazione. Il vino stesso è diventato elemento di interesse culturale sganciandosi quindi dalla concezione passata come di un semplice accompagnamento ai pasti.



Quanto l'ideologia influenza le scelte alimentari dei consumatori, e quanto invece tutto ciò fa parte di un processo sociale inevitabile?

Anche l'utilizzo del termine "ideologico" è cambiato rispetto al passato: oggi infatti possiamo parlare di convinzioni più o meno radicate che si associano a tematiche importanti come la salute o il cibo.

Oggi viviamo in una società molto pluralista e molto frammentata, e quindi ciò che ci permette di identificarci e riconoscerci insieme ad altri anche in modo temporaneo diventa sempre più una risorsa. Questo avviene con la scelta del cibo, o con i corsi di cucina. Anche fare un corso da sommelier ci rivela l'esistenza di una nuova comunità di persone con cui interagire attraverso un medium, un elemento di aggregazione, che in questo caso è rappresentato dal vino.



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