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Redazione ASPA

Microplastiche e microbioma gastrointestinale: quali interazioni si producono?

Dal confezionamento dei cibi, allo stoccaggio di materiali, la plastica è diffusa in tutti i settori al giorno d'oggi e solo una piccola percentuale di quella prodotta viene riciclata. L'impossibilità di smaltirla in maniera efficiente porta alla presenza di rifiuti e residui della plastica anche in natura e, persino, nel nostro organismo. Un recente studio si è posto l'obiettivo di effettuare una revisione della letteratura sul tema delle interazioni tra microplastiche e microbioma intestinale, per verificare le conoscenze raccolte da diverse ricerche. Di seguito l'approfondimento.


Le materie plastiche sono materiali integrali nella vita moderna, con una produzione annuale globale approssimativa di 390 milioni di tonnellate entro il 2021. Purtroppo, solo il 14% della plastica viene raccolto per il riciclo, con il risultato di un esteso inquinamento da plastica negli ecosistemi marini e terrestri.


La fonte primaria di rifiuti plastici, prevalentemente sotto forma di macroplastica (>5 mm), subisce una frammentazione attraverso processi di degradazione e di invecchiamento, con conseguente formazione di microplastica (MPs; 1 µm-5 mm) e persino di nanoplastica (NPs; <1 µm). Queste piccole particelle sono facilmente trasportate attraverso diversi ecosistemi, anche attraverso l'aria, e sono riconosciute come sostanze pericolose a causa della loro persistenza nell'ambiente, ponendo così rischi ambientali e potenziali per la salute.


La maggior parte degli studi sui MP si è concentrata sull'ecosistema marino. A causa della complessità del flusso e della distribuzione delle particelle di plastica nell'ambiente agricolo, esistono diversi obiettivi con conoscenze insufficienti. Le principali fonti di plastica nel sistema agricolo sono gli ammendamenti del suolo, come il compost e i fanghi di depurazione, i materiali da imballaggio, gli insilati e i film pacciamanti.


Diversi rapporti recenti mostrano la presenza di MP in alimenti di origine vegetale e animale, nonché in campioni di feci umane e animali, suggerendo la loro continua circolazione nella catena alimentare. Ad esempio, gli MP sono stati trovati nelle deiezioni grezze di suini, pollame e pecore. Inoltre, per la Cina continentale è stato stimato che le MP variano tra 144 e 150 particelle/kg di concimi provenienti da maiali, polli e capre.


La capacità o meno delle particelle di plastica di penetrare nelle cellule dipende dalle loro dimensioni; uno studio recente ha rilevato che le particelle di 4 μm vengono assorbite più efficacemente dalle cellule intestinali rispetto a quelle di 1 μm e 10 μm, rispettivamente.

Ciò può essere determinato dall'interazione delle particelle di plastica con l'apparato digerente, compreso il microbioma gastrointestinale. Da un lato, il microbioma gastrointestinale può modulare la permeabilità gastrointestinale. Inoltre, è stato dimostrato che alcuni microrganismi degradano una varietà di materiali plastici, riducendo potenzialmente le dimensioni delle particelle più grandi.



Queste interazioni potrebbero influenzare la quantità di particelle di plastica trasferite attraverso la barriera intestinale, nonché lo spettro e la distribuzione dimensionale delle particelle che si accumulano nel letame e vengono ridistribuite nei terreni agricoli.


Questa rassegna esamina lo stato attuale delle conoscenze sull'interazione tra i MP e il microbioma gastrointestinale di uomini e animali, con particolare attenzione alla loro potenziale capacità di promuovere il trasferimento di plastica attraverso la barriera intestinale attraverso la riduzione delle dimensioni delle particelle e la compromissione della permeabilità della mucosa intestinale.


 

Fonti:

Il presente articolo è un estratto della pubblicazione intitolata "Review: interactions between microplastics and the gastrointestinal microbiome" presente sull'Italian Journal of Animal Sciences e consultabile in versione integrale al seguente link:

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