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Redazione ASPA

Màuru, l’alga rossa della Sicilia orientale come nuova fonte proteica: un futuro percorribile?


Le fonti proteiche alternative per l'alimentazione animale sono sempre al centro delle ricerche scientifiche mondiali ed è importante tenerne traccia. I nuovi studi riguardanti l'alga rossa "Màuru" mostrano dei risultati interessanti per il futuro dell'alimentazione dei pesci, vediamo perché.


Una recente pubblicazione dal titolo “Review on Seaweed as Supplement Fish Feed” descrive, brevemente, l'importanza delle macroalghe "alghe" come fonte rinnovabile di mangime per pesci d’allevamento, connessa alla riduzione dei costi di alimentazione (circa il 40-60% dei costi di produzione), all’elevato contenuto proteico, rendendole ottime possibili fonti proteiche alternative, al complessivo valore nutritivo e biologico, che, determinando effetti positivi significativi sulle prestazioni dei pesci, consentono di definirle “super feed”.


Le alghe sono organismi fotosintetici acquatici e la base della catena alimentare. Sono le risorse che producono cibo che i pesci possono consumare. Questa tipologia di alimento si può suddividere in due gruppi principali: "microalghe e microalghe (alghe)" in base alla loro dimensione.


Le alghe sono classificate in tre gruppi tassonomici: Rhodophyta (rosso), Chlorophyta (verde) e Phaeophyta (marrone). Agiscono come uno dei principali ingredienti dei mangimi negli studi nutrizionali e non sono considerati una fonte essenziale di mangime per pesci, ma piuttosto migliorano le formulazioni di mangimi "standard".


Le macroalghe marine sono state utilizzate per integratori alimentari sani che forniscono aminoacidi necessari, polisaccaridi benefici, acidi grassi, antiossidanti, vitamine e minerali. Preferiscono come cibo per i pesci erbivori poiché il loro stomaco ha bassi livelli di pH e sono specializzati nelle viscere necessarie per la digestione dei materiali vegetali.


Inoltre, migliorano il sistema immunitario, antivirali, antimicrobici, migliorano la funzione intestinale e la resistenza allo stress servono come alternativa alla farina di pesce, poiché le loro proteine non contengono livelli di P così elevati e aiuterebbero a ridurre la pressione sugli stock di pesci selvatici. Ci sono prove limitate che i pesci erbivori e onnivori quali “trote, salmoni, branzini e orate” erano più efficaci nel digerire e utilizzare le alghe nella dieta.



Una pubblicazione più recente è stata condotta su un alga rossa, in via di estinzione, presente in un ristretto areale lungo le coste della Sicilia orientale: il Chondracanthus Teedei, conosciuta col nome dialettale “Màuru”.


Gran parte della ricerca condotta negli ultimi decenni ha riguardato l'individuazione di alimenti alternativi in grado di colmare la crescente domanda di proteine e ridurre il fenomeno dei gas serra, anche grazie al loro contenuto di sostanze antimetanogeniche.


Per questo molti ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sulle alghe in generale e sulle alghe rosse in particolare. La ricerca riporta i risultati delle analisi effettuate sulla macroalga rossa Chondracanthus tedeei, diffusa in un'area ristretta della Sicilia orientale, dove è conosciuta con il nome dialettale di “Màuru”, per evidenziarne le principali caratteristiche bromatologiche.


I risultati ottenuti mostrano un buon contenuto di carboidrati e proteine e un elevato contenuto di ceneri (rispettivamente 39,46, 38,3 e 20,68%) sulla sostanza secca del bacino (DM). La proteina è di buon pregio per avere un contenuto percentuale di aminoacidi essenziali, simile a quello dell'uovo; le ceneri hanno un contenuto ottimale di sodio e potassio (~ 1: 1) e un alto contenuto di iodio.


Sebbene i risultati ottenuti siano paragonabili a quelli riscontrati in altre alghe rosse, della stessa specie e di altre specie, sarebbero auspicabili ulteriori indagini, sia per evidenziare eventuali variabilità stagionali e/o ambientali, sia per determinarne il contenuto in altre interessanti sostanze bioattive , quali, ad esempio, acidi grassi, sostanze antimetanogeniche, metalli pesanti.


In conclusione, si mette in evidenza l’opportunità di ripristinare l’habitat naturale di diffusione per indurre una maggior presenza dell’alga dando la possibilità di effettuare auspicabili approfondimenti sull’alimento riguardanti: 1) la caratterizzazione acidica della componente lipidica; 2) la presenza di composti bioattivi; 3) la presenza di metalli pesanti; 4) il rilevamento delle variazioni ambientali stagionali sulle caratteristiche nutrizionali.


 

Fonti:

1. "Review on Seaweed as Supplement Fish Feed" - Mona M Ismail*

*Taxonomy and Biodiversity of Aquatic Biota, National Institute of Oceanography and Fisheries, Egypt


2. "A Red Seaweed from Eastern Sicily: Chondracanthus Tedeei, called Màuru" - A. De Angelis*

*Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente - Università degli Studi di Catania, Italy


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