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Redazione ASPA

Produzione sostenibile: come le strategie di mitigazione possono aiutare a ridurre le emissioni?


Quando si parla di produzione alimentare sappiamo che è importante l'impatto che questa può avere sul clima, ed è quindi essenziale che anche le produzioni siano sempre più sostenibili. La produzione del latte ha messo in campo delle strategie di mitigazione per migliorare la sostenibilità della produzione di latte, vediamo quali sono.


L'obiettivo del lavoro è stato quello di dimostrare che i sistemi agricoli legati alla produzione di latte possono contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico nei seguenti modi:

  • Valutando le emissioni di gas serra, ma anche il sequestro di carbonio da parte dei suoli agricoli

  • Applicando buone pratiche agricole e zootecniche che limitino le emissioni e preservino o addirittura aumentino lo stoccaggio di carbonio nel suolo.


Lo studio ha riguardato la valutazione di sostenibilità ambientale di 20 stalle di bovini da latte, situate nella Pianura Padana, che sono state seguite dal 2016 al 2020. Le emissioni di gas serra sono state stimate attraverso la metodica LCA, nella quale è stata inclusa anche la valutazione del carbonio presente nel suolo, quantificato tramite analisi dei terreni agricoli.


L’efficacia dell’implementazione di buone pratiche agricolo-zootecniche, in queste 20 aziende commerciali, è stata valutata facendo delle valutazioni di sostenibilità pre e post l’introduzione di queste strategie di mitigazione.



Mediamente, prima dell’introduzione delle buone pratiche, le aziende hanno mostrato un’impronta di carbonio pari a 1,42 kg di CO2eq/kg FPCM (Fat and Protein Corrected Milk, latte corretto per contenuto di grasso e proteine). Di questo il 46% imputabile alle emissioni enteriche e di stalla e il 38% legate agli alimenti acquistati.


Le strategie di mitigazione volte alla riduzione di gas serra e all’aumento dello stoccaggio di carbonio da parte dei suoli sono state:


  • Aumento delle superfici destinata alle foraggere poliannuali

  • Aumento della superficie destinata al doppio raccolto

  • Aumento dell’autosufficienza alimentare

  • Riduzione dell’uso dei fertilizzanti azotati di sintesi

  • Miglior gestione dei residui colturali

  • Aumento del pastone di mais nella razione, a scapito dell’insilato di mais a pianta intera

  • Aumento di insilato e fieno silo nella razione, a scapito del fieno

  • Amento delle leguminose foraggere nella razione

  • Applicazione di tecniche legate alla precision feeding (alimentazione di precisione).


Dopo l’introduzione di queste buone pratiche, le aziende hanno mostrato mediamente una riduzione dell’impronta di carbonio del 5,6% (da 1,42 kg di CO2eq/kg FPCM a 1,34 kg di CO2eq/kg FPCM). Considerando il sequestro del carbonio da parte del suolo la riduzione è risultata essere del 21,8% con un valore di 1,11 kg di CO2eq/kg FPCM. Inoltre, aziende appartenenti a sistemi agricoli zootecnici meno intensivi, caratterizzati da un’intensità produttiva più bassa, sono risultati essere comparabili (in termini di impronta carbonica) con sistemi caratterizzati da una maggiore intensità produttiva, se il sequestro di carbonio nei suoli viene considerato.


Infatti, sebbene questi ultimi diluiscano le emissioni di gas serra su una quantità di latte prodotto minore, hanno mostrato un effetto maggiore per quanto riguarda lo stoccaggio di carbonio del suolo.


In conclusione, lo studio ha evidenziato come sia necessario considerare nelle valutazioni di sostenibilità ambientale della produzione di latte anche il sequestro di carbonio da parte dei suoli agricoli, contestualmente alle emissioni di gas serra. Inoltre, dallo studio è emerso come alcune buone pratiche implementabili a livello di stalla possano effettivamente contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e all’aumento dello stoccaggio di carbonio nel suolo.


 

Fonte:

Scarica i documenti completi degli speech del 24° Congresso ASPA




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