
Lo "stress da caldo" negli animali allevati è uno dei fenomeni che si stanno studiando con maggiore attenzione negli ultimi anni. Infatti, questa condizione riguarda non solo il benessere animale, ma anche la sua salute e, infine, la sua produttività. Date inoltre le frequenti, a volte imprevedibili, variazioni climatiche, questo fenomeno è un oggetto di studio e approfondimenti molto interessante. Di seguito i risultati di un recente studio effettuato sulle bovine da latte.
Le condizioni di caldo e umidità nella stalla possono causare stress da calore, che rappresenta una delle principali preoccupazioni per il benessere delle bovine da latte. È noto che lo stress da caldo riduce la produzione di latte e aumenta il rischio di problemi di salute (come zoppia e mastite) e di abbattimento; pertanto, non è solo un problema etico ma anche economico. La temperatura e l'umidità sono generalmente riconosciute come i principali fattori determinanti dello stress da calore, con la conseguente adozione diffusa dell'indice di temperatura-umidità (THI) come indicatore dello stress da calore. Tuttavia, anche altri parametri ambientali, come la radiazione solare e la velocità del vento, giocano un ruolo significativo nel determinare la gravità dello stress da calore.

Per un'efficace strategia di gestione dello stress da calore, è essenziale una diagnosi precoce dello stesso. Mentre molti allevamenti monitorano la temperatura e l'umidità nella stalla per adottare strategie di raffreddamento quando le condizioni nella stalla diventano troppo calde, gli indicatori basati sugli animali, come il comportamento delle vacche, consentirebbero un monitoraggio più accurato del carico di calore sperimentato dalle singole vacche.
Ad esempio, le vacche sottoposte a stress da calore riducono il tempo trascorso sdraiate, a mangiare e a ruminare e aumentano il tempo trascorso in piedi.
Nel campo dell'allevamento di precisione (PLF) sono state sviluppate molte tecniche, soprattutto quelle basate su accelerometri triassiali, per misurare il comportamento delle singole vacche in modo automatico e continuo. Il monitoraggio dello stress da calore, tuttavia, richiede l'uso di diversi indicatori specifici che permettano di distinguerlo da altri problemi di benessere. Infatti, sebbene sia stato dimostrato un chiaro effetto negativo dello stress da caldo sul tempo di riposo, tale riduzione potrebbe essere causata anche dalla mastite. Pertanto, è ancora necessario identificare ulteriori indicatori di stress da calore, che permettano di discernere un profilo comportamentale dettagliato durante i periodi di stress da calore, che dovrebbe essere distinguibile dai profili comportamentali causati da altre minacce al benessere.
La risposta comportamentale allo stress da caldo dipende anche da molti fattori, tra cui la razza della vacca, la zona geografica e le condizioni di stabulazione. In particolare, la struttura della stalla e la gestione dell'allevamento possono avere effetti considerevoli sul comportamento delle vacche, così come sul loro cambiamento in risposta alle condizioni climatiche di caldo.
Ad esempio, elementi strutturali della stalla, come l'ombreggiatura e la presenza di ventilazione forzata, possono ridurre l'effetto negativo dello stress da caldo sul comportamento di coricamento e le strategie di gestione, come l'alimentazione notturna, possono determinare un aumento dell'assunzione di mangime in condizioni di stress da caldo. Pertanto, per comprendere meglio il profilo comportamentale generale durante lo stress da caldo e per tenere conto delle variazioni tra aziende, è importante studiare questo aspetto in aziende diverse e controllare le risposte specifiche dell'azienda.

Per migliorare il monitoraggio e la gestione dello stress da caldo sulla base di indicatori comportamentali, è anche importante capire come questi indicatori siano collegati alle conseguenze negative dello stress da caldo sul benessere, sulla salute e sulla produzione delle vacche.
Ad esempio, la riduzione del tempo di riposo al di sotto della soglia raccomandata di 10-12 ore al giorno è associata a un aumento del rischio di zoppia e di malattie. Inoltre, la riduzione del riposo può influire anche su altri due comportamenti essenziali, ossia ruminare e dormire. Sebbene sia ben documentato che, in condizioni climatiche calde, le vacche passano dalla posizione sdraiata a quella eretta per migliorare il raffreddamento convettivo, non è ancora chiaro come ciò influisca sul tempo di ruminazione e di riposo in entrambe le posizioni.

È noto che lo stress da caldo influisce anche sull'attività fisica delle vacche, che è strettamente legata alla produzione di calore, al dispendio energetico e alla riduzione della produzione di latte.
Tuttavia, i risultati precedenti sono contraddittori per quanto riguarda la direzione dell'effetto.
Ciò può essere dovuto alla natura complessa dell'attività fisica, che è il risultato di molti tipi diversi di movimento che potrebbero essere influenzati in modi diversi dallo stress da caldo. Da un lato, le vacche possono ridurre le attività che generano calore come l'alimentazione, gli spostamenti e le interazioni sociali per evitare un sovraccarico termico. Dall'altro lato, i passi e gli altri movimenti possono aumentare a causa dell'aumento dello stress, dell'irrequietezza, degli eventi aggressivi e delle visite all'abbeveratoio. È quindi necessaria un'analisi più dettagliata dell'effetto dello stress da caldo sull'attività fisica.
Tali analisi potrebbero essere eseguite sui dati dell'accelerometro calcolando l'accelerazione corporea dinamica complessiva (ODBA), che è la somma dell'accelerazione dinamica assoluta di tutti e tre gli assi spaziali. L'ODBA è una misura del movimento del corpo e può quindi essere utilizzata come misura quantitativa dell'attività complessiva dell'animale.
Lo scopo di questo studio è stato quello di migliorare la definizione di un profilo di risposta comportamentale specifico allo stress da caldo, studiando indicatori comportamentali noti e nuovi con un sistema di accelerometri triassiali a collare. Lo studio ha riguardato tre allevamenti di bovini da latte tra la fine dell'inverno e l'inizio dell'autunno, con l'obiettivo di rilevare una risposta comportamentale coerente tra i diversi allevamenti.
Questi risultati dovrebbero aumentare la nostra comprensione di come lo stress da calore influenzi il comportamento delle vacche e, di conseguenza, il loro benessere e la loro produzione, oltre a migliorare il monitoraggio automatico dello stress da calore nell'azienda agricola identificando indicatori adeguati.
Conclusioni e possibili sviluppi dello studio
Il presente studio ha rilevato che in diversi allevamenti le condizioni climatiche calde determinano costantemente un aumento del tempo trascorso in piedi e a ruminare, e una riduzione del tempo trascorso a mangiare, dell'ODBA medio e della produzione di latte, mentre gli effetti su altri comportamenti, come il riposo, non sono coerenti.

Abbiamo riscontrato che l'aumento del tempo trascorso in piedi era associato principalmente al passaggio dalla posizione sdraiata a quella eretta durante la ruminazione. Ciò richiede ulteriori ricerche su questo comportamento e sul suo possibile utilizzo come indicatore di stress da caldo. Inoltre, i nostri risultati dimostrano che l'effetto delle condizioni climatiche calde sull'attività fisica (ODBA media) è complesso e varia tra i vari comportamenti, il che significa che tali fattori dovrebbero essere considerati quando si interpreta l'attività come indicatore di stress da caldo.
La scoperta che l'attività in posizione di riposo aumenta già alle categorie THI più basse suggerisce il suo potenziale come indicatore precoce di stress da caldo e getta nuova luce sugli effetti negativi dello stress da caldo sul comportamento a riposo delle vacche. Nel complesso, questo studio ha fornito nuove e importanti informazioni sull'idoneità di indicatori comportamentali noti e nuovi di stress da calore nelle bovine da latte, che potrebbero essere integrati in sistemi di monitoraggio automatico per migliorare l'individuazione precoce dello stress da calore in diversi contesti aziendali.
Fonti: Il presente articolo è un estratto della pubblicazione intitolata "Dairy cow behaviour and physical activity as indicators of heat stress" e consultabile integralmente nell'Italian Journal of Animal Sciences al seguente link:
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